Apprendimento: Neuroplasticità ed Emozioni

Disturbi specifici dell’apprendimento, plasticità cerebrale ed emozioni. Non si guarisce, ma si compensa.

L’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce i Disturbi Specifici dell’Apprendimento come disturbi a patogenesi organica, geneticamente determinati, espressione di disfunzione cerebrale, che coinvolgono uno specifico dominio di abilità e quindi compromettono la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente.

Bisogna dunque essere consapevoli del fatto che se il disturbo c’è non lo si guarisce. Però lo si può compensare in modo da ottenere la migliore prestazione possibile per le caratteristiche del profilo di funzionamento cognitivo del bambino.

Che cosa si intende
per neuroplasticità del cervello?

Con questo nome si definisce la capacità del cervello di modificare la propria struttura e le proprie funzionalità in risposta a una varietà di fattori intrinseci ed estrinseci come ad esempio l’esperienza.

Alla base di tutto c’è il neurone, la cellula ‘mattone’ con cui si costruiscono gli apprendimenti, che si tratti di imparare a leggere o ad andare in bicicletta. Il cervello umano ne possiede quasi 100 miliardi, organizzati in reti neurali, veri e propri circuiti su cui viaggiano informazioni di ogni tipo, in una dinamica di connessioni che si creano, si rinforzano o si indeboliscono a seconda delle sollecitazioni ricevute.

Possiamo paragonare il cervello a una foresta molto fitta, in cui i sentieri più battuti finiscono per formare delle piste durevoli, mentre quelli poco frequentati dopo un po’ di tempo si chiudono e scompaiono.

neuroplastica studio elysium 01
neuroplastica studio elysium 04

Il Potere di Adattamento del Cervello
e le Sue Connessioni

Con questo nome si definisce la capacità del cervello di modificare la propria struttura e le proprie funzionalità in risposta a una varietà di fattori intrinseci ed estrinseci come ad esempio l’esperienza.

Alla base di tutto c’è il neurone, la cellula ‘mattone’ con cui si costruiscono gli apprendimenti, che si tratti di imparare a leggere o ad andare in bicicletta. Il cervello umano ne possiede quasi 100 miliardi, organizzati in reti neurali, veri e propri circuiti su cui viaggiano informazioni di ogni tipo, in una dinamica di connessioni che si creano, si rinforzano o si indeboliscono a seconda delle sollecitazioni ricevute.

Possiamo paragonare il cervello a una foresta molto fitta, in cui i sentieri più battuti finiscono per formare delle piste durevoli, mentre quelli poco frequentati dopo un po’ di tempo si chiudono e scompaiono.

Il ruolo fondamentale delle emozioni

È stato dimostrato che le emozioni giocano un ruolo importante nell’apprendimento. Grazie alle ricerche dei neuroscienziati, sappiamo che quando si è contenti, ad esempio per essere riusciti a svolgere un esercizio, il cervello reagisce attivando i circuiti della ricompensa attraverso la produzione di dopamina, il neurotrasmettitore legato alla motivazione; questa scarica chimica si traduce nella creazione o nel consolidamento delle sinapsi.

Quando il cervello durante l’apprendimento sperimenta emozioni positive crea una “traccia emozionale” che renderà piacevole il ricordo di quell’apprendimento. Come esseri umani siamo portati a ricercare e a ripetere ciò che ci procura benessere: pertanto se impariamo con piacere desideriamo continuare a farlo.

Ansia, Paura e l'Intricato Percorso dell'Apprendimento

Viceversa, se imparare ci porta a sperimentare emozioni negative, come ansia o paura, allora quella situazione diventerà per noi una situazione di “pericolo”. Per il bambino, imparare una nozione o un concetto sarà associato a sensazioni a cui desidera sottrarsi.

Si innesca un corto circuito emozionale: l’ansia ostacola l’apprendimento, generando paura e senso di inadeguatezza.

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